BACONE

BACONE

VITA

Francis Bacon, italianizzato Francesco Bacone, nasce a Londra nel 1561 e la sua biografia è intimamente intrecciata con le vite dei regnanti inglesi del suo tempo. Figlio di Nicholas, Lord Guardasigilli della regina Elisabetta I Tudor, nutre sin da bambino grandi ambizioni e sogna una vita di sfarzi, successi e denaro. 

A dodici anni diventa studente della prestigiosa università di Cambridge e, successivamente, frequenta la rinomata scuola di giurisprudenza Gray’s Inn di Londra, indispensabile trampolino di lancio verso l’ascesa alla carriera politica. Nonostante i suoi sforzi, sotto il regno di Elisabetta I d'Inghilterra non riesce a coronare i suoi più rosei progetti.  

La sorte sembra invece volgere a suo favore con la salita al trono di Giacomo I: in brevissimo tempo Francesco Bacone diventa avvocato generale (1607), procuratore generale della Corona (1613), Lord Guardasigilli (1617) ed, infine, Lord Cancelliere (1618). La carriera, il riconoscimento economico e la sua produzione intellettuale sono all’apice e niente sembra compromettere la sua sete di successo.  

Nel 1621, però, la fortuna di Francesco Bacone subisce un irreversibile arresto: la Camera dei Lords lo accusa di corruzione nell’esercizio delle sue funzioni di giudice e gli impone il pagamento di una grande somma di denaro e la prigionia. La sua buona stella lo abbandona definitivamente e, dopo aver visto naufragare la sua vita politica, muore, immerso nei suoi studi, il giorno di Pasqua del 1626 

PENSIERO

Secondo Francesco Bacone la scienza non deve assumere le caratteristiche di un sapere puramente teorico e astratto ma, al contrario, deve essere posta al servizio dell’uomo, essergli realmente utile ed offrirgli gli strumenti atti a conoscere e dominare la natura, trasformandola a suo beneficio.   

«Sapere è potere», scrive Francesco Bacone, che equivale a dire: solo se conosciamo realmente le cause che generano i fenomeni possiamo intervenire su di essi e volgerli a nostro favore. 

Bacone vuole trovare una “filosofia delle opere” che si sostituisca alla “filosofia delle parole” e con Aristotele intende condannare un intero atteggiamento che aveva caratterizzato i filosofi del passato, appellati come “eterni fanciulli” che sanno “soltanto ciarlare e litigare senza mai generare e produrre”.  

L’errore epocale, tanto di Aristotele quanto degli scienziati a lui contemporanei, consiste, secondo Francesco Bacone, nel non essersi davvero occupati di fornire alla scienza un metodo rigoroso, un novum organum (un nuovo strumento) in grado di giungere non a “principi approssimativi ma principi veri”. 

Per Francesco Bacone era necessario, dunque, che la scienza procedesse verso un totale rinnovamento, partendo dalle sue stessa fondamenta. Un compito arduo, che consta di due momenti: 

- una parte distruttiva, in cui Bacone vuole sgomberare la mente da quelle che lui chiama le “anticipazioni della natura”, ovvero nozioni errate e pregiudizi (gli idola);

- una parte costruttiva, in cui attraverso un metodo rigoroso si procede verso le “interpretazioni della natura”, cioè il vero sapere.

Nella dottrina del metodo di Bacone, un posto rilevante ha la critica degli idola, cioè dei pregiudizi che impediscono o sviano il discorso scientifico e sono:

-  idola tribus (connaturati alla mente umana)

idola specus (derivanti dal temperamento e cultura di ciascuno)

idola fori (che nascono dalle relazioni tra gli uomini)

idola theatri (errori derivanti da scuole filosofiche, ecc.)

Alla dottrina degli idola si congiunge, come momento metodologico fondamentale nella pars construens del metodo, la dottrina delle tabulae, atte a classificare i fenomeni nella loro presenza, assenza e varia intensità,.

Sgomberato il campo dai pregiudizi e dalle nozioni errate, si può procedere al vero studio della natura, o meglio all’individuazione delle cause che sono all’origine dei fenomeni. Queste cause sono chiamate da Bacone “forme”, in ossequio alla terminologia aristotelica. 

Bacone espone  il suo metodo che si fonda su un procedimento rigorosamente induttivo. L’induzione “legittima e vera” propugnata dal filosofo prendeva nettamente le distanze dalla vecchia induzione aristotelica che non faceva altro che “enumerare” pochi casi particolari e, da qui, trarre principi generali inutili o passibili di continue smentite.      

Bacone struttura infatti  il lavoro dello scienziato in diverse fasi: 

- vengono raccolti tutti i dati possibili in merito alla descrizione di un fenomeno

- si costruiscono delle tavole (di presenza, assenza e dei gradi) attraverso cui definire un fenomeno

- si formula una prima ipotesi in merito alla causa del fenomeno

- l’ipotesi viene verificata attraverso una serie di esperimenti (istanze prerogative), sino ad arrivare al più importante (istanza cruciale) che, se conferma la tesi formulata, rintraccia la vera natura del fenomeno

A detta di Francesco Bacone, solo una ricerca scientifica che abbia queste caratteristiche può essere utile e mettere a frutto una vera interazione tra l’esperienza tratta dai sensi e il contributo dell’intelletto. Il filosofo si paragona, infatti, ad un’ape che trasforma il nettare dei fiori in miele e condanna i filosofi che si comportano da semplici accumulatori di fatti (le “formiche”) o da teorici staccati dalla realtà materiale (i “ragni” che “ricavano da se medesimi la loro tela”).  

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